Vaccini, ricerca Ue: medici italiani poco convinti. Tassi copertura migliori in Uk
Un setting organizzato presso il medico di famiglia e tanta educazione sanitaria; questo rende gli inglesi a prova di epidemia “di ritorno”: contro morbillo e influenza si vaccinano di più, seguono tedeschi e olandesi, poi i francesi e quindi, a metà classifica, noi italiani. Ultimi, i paesi dell’Est con le loro “eterogenee” performance. Lo dice il rapporto State of vaccine confidence in the EU 2018, studio dell’Unione Europea sull’esitazione vaccinale per trivalente (MMR-morbillo parotite e rosolia) e antinfluenzale su 28 mila cittadini e mille medici di famiglia. L’Ue l’ha commissionata preso atto che i casi di morbillo sono quadruplicati tra 2010 e 2017, e ci si copre meno del dovuto per l’influenza. Rispetto al 100% di “target” vaccinale ideale, in Italia contiamo quasi un 20% di non convinti della sicurezza dei vaccini, un 27% ha dubbi sulla sicurezza dell’antinfluenzale, comunque praticato nel 52% degli over 65, risultato lontano dal 70% di copertura britannico ma tra i meno peggio. In ogni caso, tra gli item proposti, nessuna risposta positiva raggiunge il 95%, soglia oltre cui gli epidemiologi reputano la copertura efficace a eradicare una patologia. Anche sull’efficacia dei prodotti il nostro 90% di confidenti è un punteggio basso. E i medici di famiglia? Quelli italiani sono a metà classifica tra i “convinti” dai vaccini, con una media del 95%. Rispetto a inglesi, francesi e tedeschi, scontano quattro punti di sfiducia (94 vs 98%) nel definire “sicuri” i vaccini in commercio, e altrettanti nel definirli efficaci, e 2-3 punti nel raccomandarli ai bambini (96 contro 98-99%). Risaliamo nel suggerire l’antinfluenzale, siamo al 97% con gli inglesi, ma non alle donne incinte: (85% dei Mmg vs 96% dei general practitioners Uk).
Come ottiene il medico britannico le sue performance? Intanto, l’immunizzazione avviene negli studi dei medici di famiglia. «Il trivalente MMR lo facciamo nei nostri ambulatori, dove ci occupiamo anche dei bambini essendo i pediatri solo ospedalieri in Uk», spiega Marco Nardelli medico italiano a Londra. «Di routine vaccina la nostra infermiera, di comune accordo con l’health visitor». Si tratta di un’infermiera o di un’ostetrica che «offre consigli alimentari, curve di crescita, controlla che i bambini siano vaccinati, collabora con i servizi sociali se ci sono preoccupazioni, talvolta va a casa dei bambini per controllare le condizioni e l’ambiente familiare. E segue i protocolli alla lettera, c’è poco spazio per ‘opinioni personali’, sottoposta al controllo da parte del Mmg, dei pediatri e di un sistema di audit alle spalle che farebbe scattare red flags se ci fosse un calo nella copertura, e nelle sue statistiche personali». Per l’influenza, il setting è ancor più controllato dal GP. «Pratichiamo noi il vaccino con infermiere o health care assistant, figura simile all’operatore socio sanitario, che in Uk effettua spirometrie, vaccini antiinfluenzali, pneumococco, iniezioni vitamina b12, misura pressione e fa prelievi (mentre gli infermieri si occupano più di piani di cure annuali, piani per asma e bpco, visita semestrale diabete, pap test). Di recente -conferma Nardelli- il nostro servizio sanitario ci ha messo in competizione con la farmacia: quest’ultima può vaccinare. E chi prima arriva, prima è pagato per numero di pazienti immunizzati». In Italia siamo indietro. Per Alfredo Cuffari, segretario Snamid, «abbiamo avuto problemi nel messaggio mediatico e nell’organizzazione tecnica. Il primo impatta sulle convinzioni dei pazienti: dal 2002 al 2014, cioè da quando abbiamo iniziato a praticare nel Lazio l’antinfluenzale ai pazienti, i tassi di adesione si sono impennati; poi, quando sui giornali si parlò di ben cinque decessi legati al vaccino, vi fu un crollo. Si dimostrò in seguito che le vittime erano anziani cronici poli-patologici e non si potevano addossare colpe al prodotto, ma la notizia non è circolata con la stessa forza, ed è rimasto nell’immaginario collettivo che l’antinfluenzale fa male. Solo ora stiamo risalendo». Non sembrano altrettanto gravi i problemi “tecnici”. «Quando ho preso appuntamenti con gli assistiti e poi ho dovuto disdettarli perché non sarebbe arrivato in tempo il vaccino, non ho avuto problemi a riconvocare tutti appena giunto il prodotto».
Cuffari, Mmg di estrazione pediatrica, dice la sua anche sul trivalente: «Lo suggeriamo dacché era facoltativo, ma qui forse entra in gioco una piccola percentuale in più di colleghi scettici rispetto a Regno Unito e Germania. È difficile da eradicare in parte della popolazione la convinzione che il morbillo si superi; non si percepisce che genera complicanze, talora gravi. La presenza di strutture polivalenti, di una forma di équipe come in Uk, può essere di stimolo per la decisione dell’utente; e una buona informazione mediatica riferita al medico da un assistito attento può fare la differenza. Il medico – anche scettico- dovrebbe recepire».
Mauro Miserendino
Fonte Doctor33: https://bit.ly/2Qf4dPr