È la disciplina rivolta allo studio, in condizioni fisiologiche e patologiche, del sangue e degli organi e tessuti che lo generano. Le moderne acquisizioni della tecnica, permettendo un sempre più diffuso utilizzo di mezzi di ricerca morfologica, chimica, fisicochimica (indagini ultramicroscopiche, elettroforetiche, ecc.) e immunologica, hanno consentito un rapido sviluppo dell’ematologia.
L’ematologia forense è lo studio, con finalità medico-legali, del sangue. I Compiti dell’ematologia forense sono tra l’altro: l’impiego dei metodi microscopici, spettroscopici, chimici, per l’identificazione del sangue; le ricerche, per lo più immunologiche, per stabilire la specie animale cui un sangue appartiene; lo studio dei gruppi sanguigni ai fini della ricerca di paternità, ecc.
Presso il nostro centro è possibile effettuare:
- Visita ematologica
Diagnosi e Prevenzione Trombofilie:
Visite su appuntamento…
Consulenza ai pazienti in merito alla necessità di effettuare screening trombofilico e prescrizione degli esami più adatti rispetto all’anamnesi personale e familiare.
Consulenza ai pazienti in merito alla profilassi antitrombotica durante situazioni ad alto rischio.
Consulenza ai familiari dei pazienti trombofilici in merito alla necessità dello screening trombofilico o della profilassi primaria o secondaria.
Trattamenti a richiesta…
Indicazione in merito al farmaco più adatto per la terapia anticoagulante orale e sulla durata di detta terapia.
Prescrizione trattamento anticoagulante a domicilio o in regime di ricovero (eparina e anticoagulanti orali).
Visite di controllo su appuntamento…
Monitoraggio della terapia anticoagulante orale;
Modalità di sospensione della terapia anticoagulante orale e eventuale necessità di instaurare una “terapia ponte” con eparina in occasione, ad esempio, di interventi chirurgici.
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Approfondimento sulla trombofilia e visite su appuntamento, trattamenti su richiesta e visite di controllo su appuntamento…
Trombofilia venosa ed arteriosa
Si definiscono “trombofiliche” alcune condizioni ereditarie o acquisite caratterizzate dalla presenza di fattori che possono predisporre la persona ad un aumentato rischio di complicanze circolatorie; esse sono clinicamente associate ad una più elevata incidenza di eventi trombotici sia a livello venoso (trombosi venosa profonda e/o embolia polmonare) che arterioso (ictus, infarto, etc).
Gli eventi trombotici possono essere scatenati o favoriti da condizioni acquisite (permanenti o transitorie) che espongono il soggetto ad un più accentuato rischio di trombosi, tra i fattori più frequenti si possono citare: le neoplasie, i traumi (soprattutto se comportano l’applicazione di apparecchi gessati), l’immobilizzazione prolungata a letto, le cardio-vasculopatie, la chirurgia (soprattutto quella neoplastica), la gravidanza e le sue complicanze (aborto spontaneo o terapeutico, la gestosi, la sindrome HELLP, etc), l’obesità, la sindrome nefrosica, l’assunzione di estro progestinici; tra le condizioni permanenti rientrano le alterazioni genetiche ereditarie quali la mutazione del fattore V Leiden, la mutazione della protrombina, le carenze degli anticoagulanti naturali (Antitrombina III, Proteina C, proteina S).
Alcune caratteristiche cliniche dei pazienti pongono un forte sospetto di predisposizione genetica alla trombosi per cui è indicato eseguire uno screening per trombofilia:
- Soggetti sintomatici per tromboembolia venosa (TEV) in qualsiasi sede, con età < 45 anni, in mancanza di un chiaro evento scatenante;
- Soggetti sintomatici per uno o più episodi di trombosi venosa superficiale (TVS);
- Familiari di soggetti portatori di trombofilia eredofamiliare (utile nei discendenti, da valutare negli altri casi).
Deve essere sottolineato che la presenza di uno stato trombofilico non comporta necessariamente la comparsa di continue manifestazioni cliniche, affinché queste si manifestino è spesso necessario che più di uno di questi meccanismi siano presenti contemporaneamente. Per questo motivo, nella maggior parte dei casi, la persona “trombofilica” non richiede profilassi anticoagulante e/o antiaggregante nella vita di tutti i giorni, ma richiede sicuramente una terapia antitrombotica (profilassi primaria)nei periodi a maggior rischio trombotico (definiti periodi a rischio) e/o nel periodo successivo ad un episodio trombotico arterioso o venoso (profilassi secondaria).
La gestione clinica della persona con trombofilia genetica e/o acquisita non si limita quindi alla semplice richiesta degli esami di screening o alla prescrizione di eparina nei periodi a rischio, ma richiede conoscenze più approfondite ed una valida esperienza clinica per non commettere gli errori in cui più frequentemente si incorre:
- a) richiesta inappropriata degli esami di screening trombofilico:spesso le richieste non tengono nella corretta considerazione i dati anamnestici personali o familiari del paziente per cui la scelta degli esami può risultare incompleta per la tipologia degli esami richiesti, o incongruente per la richiesta contemporanea, ad esempio, di screening per trombofilia venosa e arteriosa.
- b) non corretta valutazione della necessità di profilassi anticoagulante o antiaggregantenei periodi a rischio, con prescrizione di terapia anticoagulante eccessiva per dosi e/o tempi (e conseguente esposizione del paziente ad aumentato rischio emorragico) o di terapia sotto dosata che porta il paziente ad essere esposto ad un eccessivo rischio trombotico. Tutto questo può comportare mancate diagnosi, surplus di attività di laboratorio, aumento ingiustificato della spesa, aumentata incidenza di complicanze emorragiche /o trombotiche. La corretta gestione sia della fase di screening che della profilassi/terapia dovrebbe essere demandata allo specialista Ematologo che possiede esperienza nel campo. Infatti l’Ematologo, per la sua formazione, le conoscenze fisiopatologiche di base e, per la sua attività clinica, possiede l’esperienza per una corretta gestione a tutto campo della trombofilia.