Screening per ipogammaglobulinemia necessario nei pazienti che assumono anticorpo monoclonale
I pazienti in terapia con l’anticorpo monoclonale rituximab devono essere sottoposti a screening per ipogammaglobulinemia prima e dopo la somministrazione del farmaco, a causa del rischio di ipogammaglobulinemia prolungata e infezioni associate, secondo uno studio pubblicato su JAMA Network Open. «Il Rituximab Consensus Expert Committee ha in passato raccomandato di valutare le IgG al basale prima di iniziare rituximab per il trattamento dell’artrite reumatoide e di ricontrollarle in occasione di ogni ciclo di cura. Rituximab è però indicato in parecchie altre patologie, ed è usato anche off-label, ma non si ha una guida precisa con un’indicazione di esami da eseguire in occasione dell’uso» dice Sara Barmettler, del Massachusetts General Hospital di Boston, prima autrice del lavoro. I ricercatori hanno valutato 4.479 pazienti che hanno ricevuto rituximab per determinare i livelli di screening per l’ipogammaglobulinemia, i rischi infettivi associati a ipogammaglobulinemia e le variabili associate a un aumento della mortalità. Ebbene, l’analisi ha mostrato che la maggior parte dei pazienti (85,4%) non ha effettuato controlli dei livelli di immunoglobulina nei 12 mesi precedenti l’inizio della terapia con rituximab. Tra i pazienti controllati, il 47,8% ha presentato ipogammaglobulinemia da lieve a grave e, scendendo nel dettaglio, il 19,3% dei pazienti con livelli normali di IgG prima della terapia con rituximab ha sviluppato ipogammaglobulinemia da lieve a grave, così come il 23,1% di quelli con ipogammaglobulinemia lieve al basale e il 21,5% di quelli con ipogammaglobulinemia moderata al basale. I tassi di infezione grave sono risultati significativamente più alti nei sei mesi dopo l’inizio di rituximab (21,7%) rispetto ai sei mesi precedenti (17,2%) e più elevati tra i pazienti con ipogammaglobulinemia al basale. Il verificarsi di gravi complicanze infettive nei sei mesi prima e dopo l’infusione di rituximab è stato associato a un aumento significativo della mortalità. Tra i pazienti che hanno ricevuto una sostituzione di immunoglobuline (IgR) dopo il trattamento con rituximab, dosi cumulative più elevate di immunoglobulina sono state associate a un rischio significativamente ridotto di gravi complicazioni infettive.
doi:10.1001/jamanetworkopen.2018.4169
Fonte Doctor33: https://bit.ly/2Ar1ZWk