Salute a rischio nelle città bollenti
Il mix di cementificazione e superfici asfaltate fa sì che le città abbiano temperature fino a 10° in più rispetto alle zone circostanti. Ecco le città dove si rischia di più in Italia
Chi può, appena possibile fugge. Meglio la campagna o qualche piccolo borgo per sfuggire alla canicola che infuoca le città in estate.
Poco importa se la stagione è di quelle roventi come quella che ci stiamo lasciando alle spalle o più mite. Vivere in città significa fare i conti con temperature più alte, molto più alte di quelle che si trovano anche a pochi chilometri.
Colpa di quella che viene definita isola di calore (Urban Heat Island), un particolare microambiente creato dal mix di cementificazione e superfici asfaltate che contribuiscono a un maggiore accumulo di calore durante il periodo diurno e che viene poi rilasciato per irraggiamento durante la notte, quando le differenze tra zone centrali e rurali possono superare i 5 °C e, in città di grandi dimensioni, i 10 °C.
Non stupisce allora che numerose ricerche dimostrino che questo caldo insopportabile, che non lascia tregua neanche di notte, abbia pesanti effetti sulla salute, soprattutto negli anziani: un recente studio statunitense ha per esempio stimato un aumento del 3% dei ricoveri ospedalieri negli over 65 negli otto giorni successivi a condizioni di caldo estremo e il rischio di mortalità aumenta dall’1 al 3% per un aumento di 1 °C della temperatura oltre una specifica soglia.
I ricercatori dell’Istituto di biometeorologia del Consiglio nazionale delle ricerche (Ibimet-Cnr) ora ha stilato una mappa delle città italiane tracciando non solo le città, ma anche le aree al loro interno in cui è più alto il rischio diurno e notturno da caldo urbano per la popolazione anziana. Per elaborare le mappe sono stati usati una serie di 13 anni (2001-2013) di dati satellitari della Nasa sulla temperatura superficiale del suolo e i dati Eurostat sulla densità della popolazione totale e anziana.
«Circa il 70% della popolazione italiana risiede in aree urbane e tale valore è previsto in aumento all’80% entro il 2050, quando circa un terzo della popolazione italiana sarà rappresentata da anziani di età superiore a 65 anni. Nonostante queste premesse, mancano informazioni relative alla distribuzione spaziale del rischio da caldo nelle aree urbane», spiegano Marco Morabito dell’Ibimet-Cnr, tra gli autori dello studio pubblicato sulla rivista Plos One.
«Le mappe sviluppate mostrano una marcata eterogeneità, con i livelli più elevati di rischio da caldo generalmente concentrati nelle zone centrali delle città e nelle città costiere, dove il rischio alto e molto alto è in media più elevato rispetto a quelle dell’entroterra. Il più elevato livello di rischio da caldo si raggiunge nel 15-16% circa della superficie totale a Napoli, seguita da Padova (8-9%) e Palermo (8%). Bologna e Genova hanno invece mostrato valori minori, sia di giorno sia di notte», prosegue il ricercatore.
Ma se queste sono le aree più calde, quali sono quelle dove si rischia di più? Vale a dire quelle in cui le temperature adeguate convivono con un’alta concentrazione di anziani. «Sono stati osservati valori di densità di popolazione particolarmente alti associati a rischio da caldo molto alto a Genova e Napoli tra le città costiere, Milano e Torino nell’entroterra», aggiunge Morabito secondo cui le nuove mappe dovrebbero essere la base per pianificare e ottimizzare gli interventi delle autorità durante fenomeni di caldo estremo e contrastarne gli effetti. «Ad esempio un efficace rifornimento di acqua, il posizionamento di servizi sanitari temporanei o l’assistenza», continua Morabito. «Sarebbero d’aiuto anche interventi di mitigazione dell’ambiente urbano, mediante reintroduzione della vegetazione, rivestendo i tetti con vegetazione o materiali riflettenti».