Riciclare i vecchi farmaci. Così si potrà combattere il cancro
L’espressione corretta è “drug repurposing”. In soldoni altro non è che un nuovo utilizzo per un vecchio farmaco, già conosciuto e magari ampiamente utilizzato.
In una fase storica in cui i sistemi sanitari nazionali non riescono più a sopportare il costo dei nuovi farmaci oncologici “mirati”, il riciclo dei farmaci sembra un’opzione che vale la pena esplorare. Qualche caso di successo c’è già: la Talidomide, per esempio, farmaco tristemente famoso per i gravissimi effetti sui nascituri osservati negli anni ’60, oggi è usato con successo per la terapia del mieloma multiplo. E che dire dell’inossidabile aspirina, in studio per la prevenzione di diversi tumori, in primis quello del colon.
Dell’argomento hanno parlato sulla rivista Nature Reviews in Clinical Oncology il diretto del Laboratorio di Ematoncologia Clinica dell’Istituto Europeo di Oncologia di Milano Francesco Bertolini, Vikas Sukhatme dell’Università di Harvard e Gauthier Bouche dell’Anticancer Fund di Bruxelles. I tre propongono il “drug repurposing”, come un’efficace strategia da affiancare ai nuovi costosissimi farmaci anticancro. Non è solo il risparmio però a rendere auspicabile una maggiore attenzione al “drug repurposing”. Questa strategia offre vantaggi anche sui tempi: lo sviluppo preclinico e clinico è più veloce rispetto a quello di un nuovo farmaco, perché si conoscono già gli effetti collaterali.
«IEO è già attivamente impegnato su vari fronti nella strategia di “Repurposing” con studi preclinici e clinici incentrati su farmaci a bassissima tossicità come la metformina, in studio per il carcinoma del seno, il fluorouracile e gli inibitori della tirosin chinasi nelle malattie ematologiche», ha spiegato Bertolini. «Questo non significa che il drug discovery è abbandonato, ma che una strategia complementare può contribuire a rispondere al bisogno pressante di farmaci anticancro in Italia come nel resto del mondo. La continua riduzione del costo del sequenziamento del genoma infatti sta rendendo possibile la nuova frontiera della “Precision Medicine”. Le speranze dei pazienti ammalati di cancro non sono mai state così alte, ma i ricercatori e i medici devono far fronte a uno scenario inedito caratterizzato da costi alle stelle per lo sviluppo di nuovi farmaci e processi lunghi e articolati per gli studi clinici».