Malattia coronarica, un microRNA potrebbe permettere di prevedere l’infarto
Secondo uno studio pubblicato su Plos One, un nuovo biomarcatore genomico, noto come MiR-423 offre la possibilità di giungere a diagnosi precoci di un evento acuto cardiaco e quindi di prevenire nuovi decessi. Fino a ora, anche se sono stati identificati diversi loci genetici associati alla malattia coronarica, non si è scoperto molto sul loro reale ruolo nella patologia. È però molto evidente ormai che ogni paziente risponde in maniera diversa al trattamento, per cui la comprensione delle relazioni tra variabili ambientali e genetiche o epigenetiche offrirebbe la possibilità di impostare un’analisi personalizzata del profilo del rischio di ciascun individuo.
Proprio per cercare di identificaree validare nuovi biomarcatori per la stratificazione del rischio e la diagnosi precoce dell’infarto miocardico, i ricercatori della Sezione di genetica medica del Policlinico Tor Vergata di Roma, guidati da Giuseppe Novelli, e di quelli della Sezione di cardiologia dell’Università degli studi di Roma ‘Tor Vergata’ e del Policlinico romano, diretti da Franco Romeo, hanno analizzato l’espressione di piccole molecole di RNA non codificante, i microRna, che hanno importantissimi ruoli di regolazione dell’espressione genica, e possono di riflesso controllare la proliferazione cellulare, l’apoptosi, il metabolismo dei lipidi, lo sviluppo neuronale e la differenziazione delle linee emopoietiche. Usando un approccio di PCR-array, hanno identificato il microRna miR-423, che ha mostrato livelli di espressione molto bassi in pazienti con malattia coronarica subito dopo l’infarto acuto del miocardio rispetto a pazienti con malattia coronarica stabile.
Negli stessi pazienti, il livello di espressione di miR-423 a sei mesi da un infarto miocardico è risalito fino a livelli comparabili a quelli dei pazienti con malattia coronarica stabile. I ricercatori hanno quindi dedotto che la sua espressione possa essere specifica e indicativa dell’evento acuto. Secondo gli esperti, l’identificazione di questo nuovo biomarcatore genomico, che è ancora da validare in varie popolazioni, può offrire interessanti prospettive per un approccio di medicina personalizzata volta all’identificazione preventiva delle persone che presentano un rischio più alto di sviluppare un infarto del miocardio.
PLoS One. 2019. doi: 10.1371/journal.pone.0216363
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/31059534
Fonte Doctor33: https://bit.ly/2wLjT4V