Malaria: domande e risposte dopo il caso della bambina di Trento
Malaria, i dubbi
Massimo Andreoni e Massimo Galli, due fra i massimi esperti italiani di malattie infettive, chiariscono alcune questioni aperte dal caso della bambina morta di malaria. Massimo Galli è professore di Malattie infettive all’ateneo di Milano e primario di Infettivologia all’ospedale Sacco di Milano; Massimo Andreoni è professore di Malattie infettive all’Università Tor Vergata di Roma. Sono rispettivamente presidente e past-president della Società italiana malattie infettive e tropicali.
Cosa provoca la malaria?
Andreoni: «La puntura di una zanzara del genere Anopheles, ad attività crepuscolare-notturna. L’infezione avviene con la trasmissione di protozoi del genere Plasmodium».
Quali sono i sintomi?
Galli: «Il più importante è la febbre, che di solito inizia con forti brividi, rialzo termico fino a 41 gradi per alcune ore, seguito da sudorazione intensa e diminuzione della febbre. La febbre ha andamento ciclico: nella cosiddetta terzana dopo una prima crisi scompare e poi si ripresenta dopo tre giorni, nella quartana dopo quattro. Possono esserci anche mal di testa, nausea, dolori muscolari, vomito, diarrea».
Dopo quanto tempo compaiono i sintomi?
Galli: «L’incubazione di solito è di una-due settimane»
Che cos’è la malaria cerebrale?
Galli: «Una delle complicanze più gravi della malattia, ed è più frequente nei bambini che non hanno mai contratto l’infezione in precedenza»
In quali zone del mondo è più presente l’Anopheles?
Andreoni: «La malattia è endemica in vaste zone d’Asia, Africa, America Latina e centrale, isole caraibiche e Oceania, con circa 500 milioni di malati l’anno e oltre un milione di morti. Ma ormai è anche la prima malattia d’importazione, trasmessa da vettori, in Europa e negli Usa»
È possibile che l’Anopheles sia ricomparsa in Italia e non ce ne siamo accorti?
Galli: «Abbiamo diverse specie la cui efficienza come vettori di ceppi di Plasmodium che vengono dall’estero non è sufficientemente definita»
L’Anopheles può essere arrivata dall’estero con qualche viaggio?
Andreoni: «Sì, è possibile. Tanto è vero che si parla a volte di malaria “aeroportuale”, perché occorre nelle persone che abitano vicino agli aeroporti. L’Anopheles, con il suo ceppo di plasmodio all’interno, può viaggiare con i container o le valigie. Le zanzare vivono poco e si spostano poco. Quindi, pungono al massimo le persone che vivono intorno all’aeroporto».
Accade spesso?
Andreoni: «No, sono casi abbastanza rari anche se non eccezionali»
È possibile che la malaria venga trasmessa da una zanzara diversa dall’Anopheles che punge un malato e in seguito un’altra persona?
Galli: «No, non è possibile. Le Anopheles si sono adattate a tale ruolo in milioni anni»
Si può prendere la malaria con una trasfusione?
Andreoni: «Nel nostro sistema sanitario, tutta la “filiera del sangue” — dalle donazioni alle trasfusioni — è sottoposta a controlli severi e quindi possiamo affermare che le trasfusioni non trasmettono la malaria. A meno che non accada l’imponderabile o un errore umano gravissimo»
È possibile la trasmissione da persona a persona?
Andreoni: «Sì, come nel caso di soggetti tossicodipendenti. Lo scambio di siringa da una persona con malaria a una sana la trasmette»
Possono essere state altre persone ricoverate a passarla alla bambina?
Andreoni: «Quando la piccola Sofia era ricoverata c’erano anche due bambini affetti da malaria. Se il ceppo malarico è identico a quello degli altri due bambini è possibile ipotizzare che sia accaduto»
Come si cura la malaria?
Galli: «Ci sono vari farmaci. Negli ultimi anni vengono sempre più usati i derivati dell’artemisia»
C’è un vaccino?
Galli: «Non ancora»
Che cosa deve fare chi vive con una persona affetta da malaria?
Andreoni: «Nulla di particolare viste quali sono le modalità di contagio»
Fonte Il Corriere della sera: http://www.corriere.it/salute/cards/malaria-domande-risposte-il-caso-bambina-trento/malaria-dubbi_principale.shtml