La protesta dei medici: noi risorsa civile, sociale ed economica
«Non sarà possibile mantenere un sistema di tutela della salute equo, solidale e universalistico se i medici non vengono riconosciuti come vera risorsa civile, sociale ed economica del Paese». Si conclude così la “piattaforma” che spiega la protesta della Federazione degli ordini dei medici e degli odontoiatri (Fnomceo) e dei sindacati dei camici bianchi dipendenti e convenzionati che li ha già portati a una prima manifestazione a Roma sabato 28 novembre.
Nel lungo documento, i medici si rivolgono ai cittadini per sottolineare «il concreto rischio che nei prossimi anni, in assenza di un progetto di respiro nazionale sulla sanità, sia vanificato il diritto costituzionale alla tutela della salute e prevalga un modello di sanità che lascia le persone più fragili e indifese a vivere come catastrofici gli eventi di malattia». I medici assicurano quindi di voler proseguire la collaborazione con le associazioni di tutela dei malati e dei cittadini, «per la stesura di documenti comuni a difesa dei loro diritti nella prospettiva di un progetto nazionale di ricerca finalizzata a individuare le emergenze assistenziali, favorire le migliori pratiche, stilare documenti di consenso, proporre soluzioni per il miglioramento costante del Ssn». Nel contempo, i medici si rivolgono al Governo per chiedere «un nuovo Patto che definisca una cornice culturale, giuridica, amministrativa, civile e sociale» all’interno della quale perseguire una sanità che sia più efficace ed efficiente, valorizzi il loro ruolo e il loro lavoro e consideri la professione come «interlocutore istituzionale, in un modello di governance che garantisca l’equilibrio tra le risorse umane, sociali ed economiche». I medici, inoltre, rifiutano il ruolo di «mero strumento delle organizzazioni sanitarie, lasciati soli a reggere quotidianamente la forbice tra le attese dei cittadini e quanto invece il Servizio può offrire. La sostenibilità del servizio sanitario passa per la valorizzazione e la responsabilità dei suoi professionisti e il progresso di un Paese non può fare a meno dei medici. Non si tratta solo del destino della sanità pubblica – sostiene il documento – quanto della stessa idea di società, di comunità e di democrazia».