Indagine FIpc, cosa fanno gli italiani per preservare la salute del cuore
Non sono incoraggianti i dati dell’indagine “Gli italiani e il cuore”, promossa da Astra Ricerche per Fondazione Italiana per il Cuore da cui emerge che tra gli italiani ad alto rischio cardiovascolare 3 su 10 non assumono i farmaci prescritti, uno su due li assume saltuariamente e più della metà non cambia stile di vita. Questi e altri risultati sono stati commentati da esperti nel corso dell’incontro svoltosi a Roma c/o la Sala Stampa della Camera dei Deputati per approfondire i meccanismi che portano all’informazione e alla consapevolezza dei pazienti i quali sembrano restii a mettere in pratica quanto prescritto dal medico.
Una realtà, quella italiana, che si inserisce in un contesto europeo che ha voluto lanciare una call to action attraverso una lettera aperta al neo-nominato Commissario Europeo per la salute Stella Kyriakides , firmata congiuntamente dallo European Heart Network (EHN) e dalla European Society of Cardiology (ESC). «Ben il 70% di chi ha avuto un evento dichiara che questo ha influito in modo significativo sulla sua qualità di vita e sul benessere psicologico. E dopo 7 anni ancora un paziente su due ne dichiara il pesante impatto anche in termini lavorativi» spiega Giuseppe Ciancamerla, presidente di Conacuore, precisando che sono 5 miliardi i costi indiretti fra cui la perdita di produzione ai quali si aggiungono 15,7 miliardi all’anno di costi sanitari. «Oltre a questi vanno anche considerati quelli a carico del sistema previdenziale per le malattie cardiovascolari, che ammontano a circa 800 milioni di euro in aumento» commenta Francesco Saverio Mennini, direttore del Centro per la valutazione economica e HTA.
Aggiunge Isabella Cecchini, direttrice Primary Market Research, IQVIA Italia: «Il web ricopre un ruolo crescente come fonte delle informazioni sulla salute per la popolazione italiana. Nel 70% dei casi rappresenta infatti il primo canale di accesso alle informazioni, e il medico generalista si conferma l’interlocutore per la cura e per la prevenzione» Tant’è che 8 italiani su 10 si aspettano da lui informazioni sui rischi cardiovascolari, le strategie di prevenzione, i farmaci. «Ed è proprio sulla base di questi presupposti che abbiamo accettato con entusiasmo di sviluppare uno studio ad hoc sulle “conversazioni” in rete, raccogliendo e analizzando informazioni e bisogni relativi alla malattia cardiovascolare. Questa indagine, fortemente voluta dalla Fondazione Italiana per il Cuore, si chiamerà “Il cuore batte nel web” e ci prepariamo a presentarla a marzo dell’anno prossimo» conclude Emanuela Folco, presidente FIPC.
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