I “superbatteri” potrebbero essere sconfitti con combinazioni di antibiotici
Secondo uno studio pubblicato su Nature Microbiology, una forma di resistenza agli antibiotici nota come “eteroresistenza” è più diffusa di quanto si pensasse in precedenza, e il monitoraggio di tale situazione potrebbe guidare la scelta di combinazioni di antibiotici utili per sconfiggere batteri considerati invincibili. «La presenza dell’eteroresistenza fa sì che i test standard utilizzati nei laboratori ospedalieri non sempre riescano a rilevare la vera resistenza a un dato antibiotico, perché solo una piccola sotto-popolazione delle cellule batteriche è in realtà resistente al farmaco. Ma quella sotto-popolazione emerge rapidamente e prospera quando quel determinato antibiotico viene assunto durante l’infezione batterica» spiega David Weiss, dell’Emory Antibiotic Resistance Center di Atlanta, negli Stati Uniti, autore senior dello studio.
«L’eteroresistenza a volte può quindi far classificare in modo errato alcuni batteri come suscettibili, e quindi portare al fallimento del trattamento, e altre volte farà pensare di essere davanti a un ceppo resistente in toto anche se questo non è vero» prosegue Weiss. I ricercatori hanno esaminato 104 isolati batterici presi da un programma di sorveglianza supportato dai Centers for Disease Control and Prevention (CDC) in Georgia contenenti Enterobacteriaceae resistenti ai carbapenemi, e hanno visto che l’85% di questi batteri erano eteroresistenti ad almeno due antibiotici. Gli esperti hanno poi scoperto che combinando questi due antibiotici era più facile uccidere i batteri, perché si agiva indipendentemente su due sotto-popolazioni. Gli autori sottolineano che questo studio riguarda solo gli enterobatteri resistenti ai carbapenemi, che il CDC ha designato come una grande minaccia, ma che l’eteroresistenza è stata osservata anche in altri tipi di batteri. Non è per ora possibile dire in anticipo quale combinazione di antibiotici funzionerà o meno, e devono ancora essere condotti studi su pazienti in ospedale prima di una conferma dell’efficacia di questo tipo di intervento. «Questa idea della terapia combinata, per ora, potrebbe essere un modo per utilizzare ancora antibiotici a cui i batteri hanno sviluppato resistenza. Insomma, forse non è il caso di buttare quei farmaci nella spazzatura, potrebbero ancora avere qualche utilità. Devono solo essere usati in combinazione con altri per essere efficaci» conclude Weiss.
Nat Microbiol. 2019. doi: 10.1038/s41564-019-0480-z
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/31209306
Fonte Doctor33: https://bit.ly/2XAuWbZ