I medici: prosegue la battaglia sull’appropriatezza
«La Fnomceo ritiene, non da ora, che la “appropriatezza” investa il moderno esercizio professionale medico ed odontoiatrico ed in generale sanitario, trovando grande spazio nel codice di deontologia medica. Il suo perseguimento, però, non si ottiene per legge paventando punizioni per chi non lo applica ma valorizzando – e non umiliando – i professionisti». È quanto si legge in una nota della Federazione degli ordini dei medici, che ribadisce che questi ultimi «devono lavorare in autonomia, libertà e responsabilità, se si vuole tutelare il diritto costituzionale alla salute dei pazienti, perseguire il miglioramento delle cure e porre in equilibrio questi valori con una più efficiente allocazione delle risorse». L’Italia , ricorda la Federazione, è il Paese dell’Ocse dove la tutela della salute assorbe la minore spesa globale, sia pro capite che in relazione al Pil, associata a risultati in diversi aspetti migliori, «un paradosso di cui dovremmo essere orgogliosi, ottenuto grazie a professionisti della salute prima che dell’economia».
Il futuro del Servizio sanitario nazionale non dipende solo dal finanziamento, sostiene la Federazione, ma «da modelli di governance innovativi e ritrovati equilibri istituzionali capaci di superare l’attuale impianto regionalista. Ma soprattutto dal ruolo e dalle correlate responsabilità da assegnare ai medici, dal valore che si attribuisce al lavoro dei professionisti, dal recupero di politiche nazionali che garantiscano una omogenea esigibilità del diritto alla salute in tutto il Paese».
Nonostante il loro «grande spirito collaborativo» i medici italiani «sono stati ripagati – sostiene ancora la Fnomceo – con limitazione delle competenze, impoverimento numerico e retributivo, espulsione dai processi decisionali, sette anni di blocco del contratto di lavoro e delle convenzioni, blocco del turnover, disoccupazione, precarietà ed emigrazione dei giovani colleghi, turni massacranti, intollerabile confusione e assenza di programmazione coerente nell’accesso alla formazione pre e post laurea, decretazioni che fissano cervellotici obblighi burocratici che aumentano il carico di lavoro a danno dello spazio clinico, mancanza di attenzione al problema della responsabilità professionale, mancata adozione del Dpr sui requisiti minimi delle assicurazioni e del fondo di garanzia. Eppure hanno tenuto in piedi la sanità pubblica in tempi avari di risorse e gratificazioni».
A questo punto, però, i medici hanno deciso di dire «basta!», dice la Federazione degli ordini, e hanno convocato gli Stati generali a Roma il 21 ottobre con l’obiettivo di «dare vita ad una piattaforma professionale che nel rilancio del Ssn veda lo strumento per restituire, ai medici, il ruolo dovuto alla lunghezza del percorso formativo e alla centralità del lavoro che svolgono e, ai cittadini, una esigibilità piena del diritto costituzionale. In preparazione di una grande manifestazione nazionale da tenere in novembre, aperta a tutti coloro che hanno a cuore le sorti del Ssn. Per la Fnom «occorre un sostanziale cambio di paradigma culturale, politico e organizzativo che, a garanzia di un servizio sanitario universalistico, equo, efficace e solidale, definisca un nuovo Patto con la professione medica» per il quale «dichiariamo da subito la nostra disponibilità consapevole e responsabile, rivendicando il ruolo dovuto a chi esercita una duplice posizione di garanzia verso lo Stato e verso i cittadini».