Fumi? Attento alle spalle!
Alla lunga lista dei danni del fumo bisogna aggiungerne un altro: quello ai tendini della spalla. «È oramai scientificamente dimostrato che il fumo interferisce anche sulla guarigione dei tessuti in generale e sui tendini della cuffia dei rotatori in particolare» dice Andrea Grasso, specialista in Chirurgia ortopedica e, insieme a Giuseppe Milano, chairman del primo Meeting sulla gestione dei fallimenti in chirurgia della spalla che in questi giorni riunisce a Roma i chirurghi ortopedici della European shoulder associates (ESA–ESSKA). «In un articolo scientifico della scuola statunitense su 235 pazienti sottoposti a intervento di sutura della cuffia – precisa Grasso – i risultati eccellenti o buoni sono stati, rispettivamente, dell’84% nei non fumatori e solo del 35% nel gruppo dei fumatori. Molto bassi invece gli errori causati dall’operatore».
È la prima volta che un meeting si concentra sugli “interventi secondari”, con una particolare attenzione al fallimento di protesi di spalla. «Le cause che determinano la necessità di un intervento “secondario” – dice ancora Grasso – sono il dolore e l’impotenza funzionale. Infatti, solamente a causa di uno di questi due problemi il paziente torna dal medico ed è disposto a sottoporsi nuovamente ad un intervento. E una quota invece attiene a complicanze come le infezioni». La percentuale dei “fallimenti” della chirurgia ortopedica, aggiunge, «è una variabile dipendente dall’età. Basti pensare che il trattamento artroscopico, al di sotto dei venti anni di età vede una percentuale di insuccesso intorno al 15%, mentre al di sopra dei 25 anni si dimezza e arriva al 7%». Alcune cause sono imputabili al paziente, quando non osserva le precauzioni post-operatorie e il protocollo rieducativo, altre a condizioni patologiche che interferiscono sul processo di guarigione: per esempio, il diabete è un grosso fattore di rischio di fallimento dell’intervento perché il microcircolo è alterato e interferisce con il fisiologico processo riparativo dei tessuti. «Ma il nostro nemico numero uno – conferma lo specialista – è il tabagismo».
Non tutti i casi di intervento fallito, però, tornano in sala operatoria: questa eventualità deve essere sempre discussa con il paziente, tenendo conto della sua età, delle condizioni generali di salute, del suo stile di vita. È fondamentale dirgli chiaramente cosa può aspettarsi dalla chirurgia perchè non sempre è possibile risolvere il problema al 100% e tornare a una restitutio ad integrum: «È proprio il paziente a decidere cosa è importante per lui» conclude Grasso.