Dolore articolare e muscolo-scheletrico per la metà degli over 50
Si avvia a conclusione l’Anno europeo contro i dolori articolari, promosso dalla Federazione europea per il trattamento del dolore, con l’intento di sensibilizzare su un problema spesso sottovalutato ma che riguarda, secondo EFIC, oltre la metà della popolazione sopra i 50 anni ed è in costante crescita.
Il dolore articolare ha cause molto comuni, sia di natura degenerativa (come l’artrosi) sia di natura infiammatoria (per esempio le varie forme di artrite). Colpisce di più le donne, nella quali la prevalenza di artrite/artrosi è quasi doppia rispetto ai maschi.
«L’artrosi sintomatica è una malattia che colpisce circa il 15% della popolazione adulta ma, oltre i 60 anni, si comincia a superare il 25-30%», spiega Leonardo Punzi, direttore della Cattedra e dell’Unità Operativa Complessa di Reumatologia dell’Università di Padova nel contro di un incontro dedicato alla gestione di queste condizioni dolorose, nell’ambito della campagna di informazione sul dolore NienteMale. «Le sedi più colpite sono le ginocchia, l’anca e le mani», continua Punzi. «Nonostante sia sottostimata, l’artrosi è anche la causa più frequente di ospedalizzazione nei reparti di ortopedia per interventi di artroprotesi. Le diverse forme di artriti interessano in Italia circa il 3 per cento dei soggetti sopra i 18 anni; tra queste, la gotta, provocata dalla presenza di cristalli di acido urico nelle articolazioni, rappresenta la più comune malattia infiammatoria articolare, con una prevalenza dell’1-2 per cento»
«Se non adeguatamente trattato, il dolore può evolvere verso una forma cronica e, da sintomo, divenire malattia», aggiunge Massimo Allegri, ricercatore all’Università di Parma e medico al Servizio Anestesia Rianimazione e Centro del Dolore AOU di Parma. «Il dolore svolge il ruolo fondamentale di segnale d’allarme per il nostro organismo. Se però il messaggio continua nel tempo, il sistema nervoso va incontro ad alterazioni tali per cui si instaura un meccanismo di cronicizzazione in base al quale l’impulso doloroso è avvertito indipendentemente o con intensità aumentata rispetto allo stimolo iniziale. Quindi, non solo aumenta l’intensità del segnale, ma questo può essere inviato anche in assenza dello stimolo che lo aveva innescato. Controllare il dolore è dunque essenziale per impedire, o quantomeno ridurre, il rischio di cronicizzazione; ciò avviene con i farmaci in grado di bloccare la trasmissione degli impulsi dolorosi: a livello periferico con gli antinfiammatori non steroidei (FANS), se c’è un’infiammazione, e a livello centrale con il paracetamolo, gli oppioidi e gli adiuvanti», conclude Allegri.
Fonte HealthDesk: http://www.healthdesk.it/medicina/dolore-articolare-muscolo-scheletrico-met-over-50