Resistenza al colonialismo sanitario
La nostra Costituzione ci ricorda che quello alla salute è un diritto fondamentale. Sacrosanto. Farei però una postilla, senza alcuna velleità da padre costituente, è un diritto l’accesso a un buon livello qualitativo sanitario.
Non si può pensare di tutelare un patrimonio primario, individuale e collettivo, attraverso logiche pecuniarie che si fondano su sottesi e incomprensibili assiomi.
Faccio riferimento all’accentramento analitico: bisogna garantire un tetto di analisi estremamente elevato per poter essere accreditati come Servizio Sanitario Nazionale presupponendo, a mio avviso erroneamente (e io dirigo un centro diagnostico accreditato) che il maggior numero di esami eseguiti in laboratorio garantisce l’attendibilità di questi e che vi sia un significativo investimento nell’innovazione medico-sanitaria per ciò che concerne la strumentazione.
Falso. Un numero elevato di esami può condurre alla spersonalizzazione del rapporto con i pazienti, che non sono fruitori qualsiasi per il tipo di servizio richiesto, e non è sillogistica l’attenzione dedicata alla competitività scientifica della struttura stessa. Si può ridurre un processo elaborato, fatto sì di efficienza ma anche di delicatezza e umanità, a una mera catena di montaggio che ha – in aggiunta – anche lo svantaggio di costringere i “piccoli” a consorziarsi con fatica per non essere schiacciati dai colossi prevalentemente stranieri.
Perché dobbiamo arrenderci a questo colonialismo? Ma, soprattutto, perché la politica lo istituzionalizza?
Trovo preoccupante ciò. Continuo a operare nel mio settore tenendo ben chiare alcune coordinate, tra queste anche la necessità di gestire in loco sotto stretto controllo l’intero processo – apparentemente elementare – delle analisi. Vi piacerebbe immaginare che il vostro sangue, prelevato in pieno centro cittadino, sia spedito a km di distanza per abbattere i costi interni del laboratorio?
No, a me no. E non voglio che questo accada ai “miei” pazienti.
Lottiamo uniti per il nostro diritto non solo alla salute, ma a una degna sanità.
Vito Monti Direttore dello Studio Diagnostico Pantheon