Castrazione chimica? Capiamo di cosa si tratta
Sono anni – troppi – in cui ciclicamente sentiamo parlare di castrazione chimica, come pena per reati di carattere sessuale compiuti e prevenzione per quelli che si potrebbero compiere.
Ma, prima di esprimere un giudizio di carattere valutativo, sappiamo davvero di cosa si tratta?
Nata come trattamento di tumori ormono-dipendenti (es: cancro alla prostata) la castrazione chimica è una forma di inibizione dell’attività delle gonadi, ottenuta per mezzo di farmaci – detti volgarmente farmaci anafrodisiaci – e caratterizzata da una repressione della libido (o desidero sessuale) e può essere reversibile o irreversibile, a seconda delle sue finalità.
Differisce dalla castrazione chirurgica dove l’inibizione dell’apparato riproduttivo maschile o femminile è ottenuta attraverso la rimozione delle gonadi (orchiectomia, nell’uomo, e ovariectomia, nella donna) ed è quindi sempre irreversibile.
La castrazione chimica come forma di pena per i reati a sfondo sessuale è una pratica dagli effetti reversibili, adottata in diversi Paesi del Mondo, tra cui: gli Stati Uniti, l’Australia, l’India, il Regno Unito, la Francia, la Polonia, l’Estonia, la Svezia, la Norvegia, la Danimarca, la Spagna, la Germania, la Russia, il Canada, l’Argentina, l’Indonesia, lo Stato di Israele e la Corea del Sud.
In Italia e tornata al centro del dibattito politico per un emendamento presentato dalla Lega al ddl ‘Codice rosso‘ e per essere stata invocata da Matteo Salvini per l’ultimo caso di Catania.
Il ministro dell’Interno ha ribadito che il Blocco androgenico (questo il nome che compare nel testo della legge) è una proposta della Lega ferma da venti anni in Parlamento e che può essere appoggiata da chi lo ritenga opportuno.
Rilanciata in questi giorni dal Ministro Giulia Bongiorno, che ha specificato che prevederà che “la sospensione condizionale della pena” possa essere “subordinata a trattamenti terapeutici o farmacologici inibitori della libido con il consenso del condannato”, sta creando un altro scontro nella maggioranza. Perché se per la Lega questo provvedimento è uno dei cavalli di battaglia storici, un pallino di Roberto Calderoli, i grillini dicono no. E lo fanno attraverso cavilli tecnico-giuridici.
Intanto l’opinione pubblica si spacca fra chi è favore ritenendola una misura idonea contro un atto ignobile come la violenza sessuale, e chi la ritiene un provvedimento giustizialista che non può essere efficace per contrastare reati a sfondo sessuale.