Covid-19, i primi dati sulla durata degli effetti in attesa delle linee guida cliniche
Alcuni pazienti stanno ancora combattendo contro danni polmonari e altri sintomi di Covid-19 dopo mesi da quando hanno contratto l’infezione, e anche forme lievi possono avere effetti a lungo termine. Questo è quanto riferisce Michael Marshall, in un articolo pubblicato su Nature nel quale sono state raccolte testimonianze degli esperti impegnati in prima linea.
Dopo essersi concentrati sull’infezione acuta e sulla prevenzione, i ricercatori stanno iniziando a occuparsi del follow-up di chi è stato affetto dalla malattia, per cui i dati sono ancora scarsi. Ali Gholamrezanezhad, della University of Southern California a Los Angeles, per esempio, ha studiato le Tc di diversi pazienti provenienti da studi pubblicati e quelle di alcuni suoi pazienti, e ha riscontrato che dopo 12 settimane dalla dimissione i polmoni del 56% dei pazienti mostravano ancora lesioni. A questo proposito l’autore ricorda che Peixun Zhang, del Peking University People’s Hospital di Pechino, ha monitorato dal 2003 al 2018 la salute di 71 persone affette da Sars, e ha riferito che dopo 15 anni il 4,6% presentava ancora lesioni visibili ai polmoni e il 38% mostrava una ridotta capacità di ossigenazione. Dal punto di vista cardiovascolare, invece, uno studio cinese a maggio ha osservato che i pazienti che hanno avuto la polmonite hanno un rischio aumentato di malattie cardiache e vascolari a 10 anni di distanza. Per meglio comprendere la situazione, la British Heart Foundation di Londra seguirà i pazienti ricoverati per Covid-19 per sei mesi, e lo studio Post-Hospitalization Covid-19 monitorerà 10.000 pazienti per un anno. Non sono neppure ben chiare le conseguenze dell’infezione da Sars-CoV-2 a livello neurologico e cognitivo, dato che diversi pazienti soffrono di complicanze neurologiche, per esempio il delirio, e confusione e perdita di memoria possono persistere dopo che i sintomi acuti sono scomparsi. Si apre poi l’ampia questione della stanchezza cronica, in quanto sempre più persone riferiscono di soffrire di stanchezza e malessere, e questo problema non riguarda solo pazienti che hanno avuto forme gravi della malattia. Gli esperti sentono la necessità di avere linee guida cliniche per gestire al meglio le persone che sono uscite dalla fase acuta della malattia, ma sanno che per averle ci vorrà ancora tempo, e bisognerà raccogliere ulteriori dati.
Fonte: Doctor33