Tuttora l’approccio terapeutico è lontano dall’essere definito causale e resta finalizzato alla gestione delle manifestazioni cliniche della malattia. Nessun trattamento si è dimostrato efficace nella prevenzione delle recidive, con una prevalenza delle stesse diversa in base all’approccio terapeutico adottato ed alla situazione clinica della paziente.
Il fatto stesso che non un singolo approccio terapeutico sia emerso come il più efficace in assoluto, dimostra come ancora le nostre conoscenze sull’endometriosi siano limitate. Vi sono tuttavia numerosi trattamenti per il dolore e l’infertilità.
La scelta del trattamento dipende dal desiderio di gravidanza, età della paziente, tipo di endometriosi, sedi interessate e severità dei sintomi.
Trattamento medico:
Attualmente si usano cinque gruppi di prodotti:
- Farmaci anti-infiammatori non steroidei (FANS)
- contraccettivi orali (CO)
- progestinici
- agonisti del GnRH (agonisti del Gonadotropin-Releasing Hormone)
- danazolo
- gestrinone
I FANS, insieme ai CO, sono tra i presidi di prima linea per il controllo del dolore associato all’endometriosi e sono usati spesso come approccio iniziale ancor prima di una diagnosi definitiva. Le terapie di tipo ormonale (CO, progestinici, agonisti del GnRH, danazolo, gestrinone) possono essere usati solo dalle donne che non hanno desiderio di gravidanza. La pillola può essere assunta per lunghi periodi con una pausa ogni 21 giorni oppure in maniera continua, cioè senza mai sospenderne l’assunzione, in modo da bloccare le mestruazioni.
L’azione comune tra tutte queste sostanze consiste nella soppressione dell’effetto ormonale a livello dell’endometrio e delle stesse lesioni endometriosiche. L’organismo si trova, temporaneamente, in una condizione simile a quella della gravidanza (progestinici) o della menopausa (danazolo, gestrinone, agonisti del GnRH). Tutti i farmaci hanno efficacia analoga. Quello che determina la scelta di uno rispetto agli altri dipende dal tipo di effetti collaterali, durata del trattamento, vie di somministrazione, costi e preferenze della paziente.
L’approccio chirurgico gold-standard è la laparoscopia. L’intervento per via laparoscopica consente, attraverso delle piccole incisioni della parete addominale, di introdurre in cavità addominale un’ottica e degli strumenti chirurgici. Durante la laparoscopia, il ginecologo-chirurgo eseguirà la coagulazione dei focolai, lisi delle aderenze ed asportazione delle cisti. L’obiettivo del chirurgo sarà quello di rimuovere quanto più possibile il tessuto endometriosico, senza danneggiare i tessuti sani circostanti. La degenza dopo l’intervento normalmente dura 2-3 giorni. La via laparotomia rappresenta un altro tipo di intervento più invasivo. Il trattamento radicale della malattia rimane l’isterectomia che consiste nella rimozione dell’utero e che tuttavia viene eseguita raramente in donne che hanno già completato il ciclo riproduttivo.
COME POSSO AFFRONTARE UNA MALATTIA CHE NON HA CURE?
Una volta fatta la diagnosi di endometriosi potresti sentirti spaventata, confusa e sola. Sarà importante per te cercare supporto e condividere la tua esperienza con i gruppi di donne con endometriosi. Esistono numerosi gruppi di supporto per le donne con endometriosi e molti possono essere trovati facilmente su internet.