Carcinoma polmonare non a piccole cellule, buoni risultati dai nuovi farmaci in sperimentazione
Due nuovi farmaci per il trattamento del carcinoma polmonare sono stati posti all’attenzione di clinici e ricercatori in occasione della 19esimac onferenza mondiale della dell’International Association for the Study of Lung Cancer (IASLC) sul carcinoma polmonare che si è svolta a Toronto,
Il primo è il [fam-] trastuzumab deruxtecan, un farmaco anticorpo-coniugato sperimentale oggetto di un ampio programma di sviluppo attualmente in corso in Nord America, Europa e Asia.
Nel meeting IASLC sono stati diffusi risultati promettenti ottenuti nei pazienti affetti da carcinoma polmonare non a piccole cellule (NSCLC) metastatico non squamoso, con sovraespressione di HER2 o mutazione HER2.
L’NSCLC è il tipo più frequente di carcinoma polmonare e quando è metastatico comporta una sopravvivenza a cinque anni minima, intorno all’uno per cento; inoltre, mutazioni specifiche del gene HER2 e una sua sovraespressione sono associate a una prognosi particolarmente sfavorevole.
Nella sperimentazione presentata a Toronto, il trattamento con [fam-] trastuzumab deruxtecan di 17 pazienti affetti da NSCLC con mutazione o espressione di HER2 pretrattati ha ottenuto una risposta globale confermata del 58,8% e un controllo della malattia dell’88,2%. La durata mediana della risposta ha raggiunto i 9,9 mesi e la sopravvivenza mediana libera da progressione i 14,1 mesi.
Il secondo farmaco è il durvalumab, un anticorpo monoclonale umano diretto contro la proteina PD-L1. È stato sperimentato in uno studio di studio di fase III multicentrico, randomizzato, in doppio cieco, controllato verso placebo, come trattamento di pazienti “all-comer” (cioè non selezionati in base all’espressione di PD-L1) con NSCLC non resecabile in stadio III (localmente avanzato) la cui malattia non era progredita dopo chemio-radioterapia (CRT) a base di platino.
Durvalumab ha migliorato significativamente la sopravvivenza globale rispetto allo standard di cura, indipendentemente dall’espressione di PD-L1 sulla superficie del tumore, riducendo il rischio di morte del 32%, mentre era già stato reso noto che la sopravvivenza libera da progressione ha dimostrato un vantaggio di oltre 11 mesi.
Tra i pazienti che hanno ricevuto durvalumab, gli eventi avversi più comuni sono stati tosse, astenia, dispnea e polmonite da radiazioni e il 15,4% ha interrotto il trattamento per eventi avversi contro il 9,8% riscontrato nel gruppo placebo.
Durvalumab rappresenta così la prima immunoterapia a dimostrare un beneficio nella sopravvivenza globale nel tumore del polmone in stadio III, non resecabile e ha ricevuto pochi giorni fa l’approvazione da parte della Commissione Europea.
Fonte Doctor33: https://bit.ly/2Cwcjje